stroliga ha scritto:...il latte scaduto, ... beviamo acqua sporca.
cara Licia e tutte, ecco Ettore. Ogni tanto girano sulle vie più disparate certe spaventose stupidaggini che in breve diventano "leggende metropolitane".
Questa che è capitata è una di quelle.
In gran parte ha risposto il dott. Avanzi che, spero, abbia chiarito i dubbi.
Per maggiore chiarezza, scusandomi per la solita lunghezza che mi contraddistigue, aggiungo questi punti:
1) Il latte, non altrimenti specificato, è quello di vacca (si chiama proprio "di vacca" e, per piacere, non dite "di mucca" dato che le mucche … non esistono !)
2) Secondo la legge italiana 169/89 ( e quella europea) il latte in commercio può essere:
Latte intero grasso > 3,2 %
Latte parzialmente scremato grasso tra 1,5 e 1,8%
Latte magro grasso < 0,5 %
3) Per il latte alimentare la legge prevede una procedura di risanamento tranne per il “
latte crudo” e ben distinto dal “
latte fresco” pastorizzato.
4) Il reg. Ce 1411/71 consente la vendita di questo “latte fresco” - munto, refrigerato e filtrato - solo nelle aziende i cui le vacche, ed il processo, siano ritenuti idonei e rispettosi di condizioni igienico-sanitarie adeguate, e controllate dalle autorità sanitarie almeno 2 volte al mese, come stabilisce la serie di D.M. e DPR discesi dal DPR 54/97 e successivi che impongono non sia sottoposto a temperature superiori di 40 °C.
Siccome, da sempre, esiste il rischio della presenza di patogeni (statisticamente circa il 1,5-2,0% dei casi che vengono esaminati), il Ministero della Salute impone che il consumatore sia informato dalla dicitura della indicazione obbligatoria: "bollitura casalinga prima del consumo".
Per questo tipo di latte attualmente, in varie parti d’Italia, sono presenti i cosiddetti lattodistributori che, mappati sul territorio dalle associazioni e dai consorzi, vengono riforniti dai produttori di “latte crudo”.
5) Il latte alimentare “non crudo” deve essere risanato mediante procedimenti termici che avvengono eslusivamente nelle “centrali del latte”. A seconda di cosa succede, al dettaglio possiamo trovare, nelle tre versioni magro, parzialmente scremato e intero:
-
latte LTLT (Low Temperature Long Time) che consiste nel sottoporlo a 63 °C per 30’.
Questo procedimento è ormai stato abbandonato per cui latti LTLT non sono più in commercio.
-
Latte HTST (Hight Temperature Short Time), trattamento a 72-75 °C per 15-12”.
a) “
Latte pastorizzato” può subire più di una pastorizzazione.
Ha una durata di 6 giorni dopo quello di confezionamento.
b) “
Latte microfiltrato pastorizzato”, prima e/o dopo microfiltrazione può subire più di una pastorizzazione.
Mantenuto chiuso nel brik o nella bottiglia a meno di +4 °C ha una durata di 10 giorni dalla data del trattamento termico.
c) “
Latte fresco pastorizzato”
entro 48 ore dalla mungitura arriva allo stabilimento dove può subire un solo trattamento.
Mantenuto chiuso nel brik o nella bottiglia a meno di +4 °C ha una “durata” di sei giorni più quello del confezionamento.
d) “
Latte microfiltrato fresco pastorizzato”
entro 48 ore dalla mungitura arriva allo stabilimento dove viene microfiltrato prima dell’unico trattamento termico. Mantenuto chiuso nel brik o nella bottiglia a meno di +4 °C ha una durata di 10 giorni dalla data del trattamento termico.
e) “
Latte fresco pastorizzato –Alta Qualità”
Deve giungere allo stabilimento entro 24 ore dalla mungitura, non può essere scremato quindi è “intero”: grasso più di 3,5, tasso sieroproteico più di 15,5%, proteine più di 3,2%
Destinarlo a questa linea richiede grande attenzione, dalla mungitura al conferimento, per averlo con una bassissima carica microbica che consenta una blanda pastorizzazione (temperatura minima vicina a 72 °C e tempi ridotti per non alterare la composizione naturale del latte.
Mantenuto chiuso nel brik o nella bottiglia a meno di +4 °C ha una “durata” di sei giorni più quello del confezionamento.
L’avvenuta perfetta della pastorizzazione viene controllata dalla “fosfatasi alcalina” un enzima del latte che si denatura a 72 °C in pochi secondi per cui il latte è considerato pastorizzato perfettamente se, all’analisi, si rileva “fosfatasi alcalina negativa”.
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Latte ESL (Extended Shelf Life) trattato a 121 °C per 2-4”. Poco usato in Italia
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Latte sterilizzato: il trattamento avviene sul latte già all’interno di contenitori chiusi che vengono sottoposti a 118-120°C per 15-20’. A queste condizioni vengono uccise anche le spore per cui la durata è stabilita in 180 giorni dalla confezione.
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Latte UHT (Ultra Hight Temperature), quello che si dice "
a lunga conservazione".
Il trattamento consiste nel sottoporre il latte a 135-150 °C per 5-1” gorgogliandovi vapore d’acqua surriscaldato che viene aspirato sotto vuoto per non annacquare il latte stesso.
Il trattamento distrugge anche le spore (statisticamente ne resta una in 10.000 litri) per cui la durata è stabilita in 90 giorni dalla confezione.
Altri “latti” sono:
Latte
delattosato ( noto come latte HD, hight digeribility): si ottiene impiegando l’enzima β-galotossidasi che idrolizza il lattosio trasformandolo in lattosio e galattosio; l’enzima viene prodotto anche dall’uomo che ne perde la capacità se smette l’assunzione di latte che diventa mal digerito con diarree ecc. La funzione viene ripristina riassumendo il latte cominciando da piccolissime dosi che si possono aumentare puano piano.
Latte
vitaminizzato: viene arricchito di vit. D quale fattore calciofissatore;
Latte
desodato: viene impoverito di sodio ed è venduto in farmacia per diete iposodate;
Latte
ai sapori … caffè, vaniglia, cioccolato, frutta, ecc.
Latti
speciali: a questi, dopo i trattamenti termici, si aggiungono fermenti lattici selezionati.
n.b.:
La microfiltrazione è una tecnica impiegata nel latte da una quindicina di anni. Cominciò la Parmalat. La tecnica sarebbe eccezionale perché microfiltrando il latte (filtrazione inversa su microfiltri) si trattengono tutti i microrganismi, forme vegetative e spore, lasciando il latte assolutamente sterile e non arrecando ai componenti con danni più o meno gravi dai trattamenti termici, pur necessari per denaturare la fosfatasi alcalina ma mantenuti al minimo dei minimi perché, in teoria, inutili. Il “problema” è che per microfiltrare il latte, questo deve essere preventivamente scremato a zero, pastorizzare-sterilizzare la crema, reinserirla nel microfiltrato ed omogeneizzarla. La durata “tecnica” del latte così ricomposto sarebbe praticamente molto lunga. Venne subito il diavoletto a pensare che si sarebbe potuto comprare latte in un paese dell’Est (costa 1/5 che in Italia), importarlo, scremarlo, microfiltarlo. Vendere la crema (non molto buona per gli stress del viaggio, ecc.) ai pasticceri e ai gelatieri; comprare la meravigliosa crema dall’Olanda o dalla Danimarca, pastorizzarla, inserirla nel latte sterile microfiltrato e proporrre l’insieme ai consumatori puntando sulla possibilità di comprare il latte nella quantità usata in una settimana tanto che quando venne “lanciato” garantendolo fino al settimo giorno e si propose il latte (il “latte blu”, il “latte della settima”, ecc.) evitando la rogna di dover ricorrere al negozio ogni tre giorni (com’era la durata di legge del “pastorizzato fresco”). Sorse una battaglia commerciale, soprattutto animata da Granarolo che stava perdendo il mercato del “suo” latte, tutto italiano dei suoi soci cooperatori,capaci di produrre un latte ad appena 30.40.000 microrganismi/cm cubo che sono la metà di quanti ne tollera la legge in un latte pastorizzato ed imponeva la scadenza dopo il terzo giorno. Dopo un paio d’anni la legge ha stabilito 10 giorni per il microfiltrato e 6+1 per il pastorizzato.
Esistono poi in commercio:
Latte concentrato intero: è considerato conserva alimentare (DPR 514/82); dopo pastiorizzazione si prepara per parziale disidratazione con, o no, aggiunta stabilizzanti e antiossidanti.
Latte concentrato magro: dopo pastorizzazione e disidratazione si aggiungono stabilizzanti e antiossidanti.
Latte concentrato zuccherato: si prepara come gli altri composizione aggiungendo zucchero divieto di ricostituire; per tutti i “concentarti” è vietata la possibilità di ri-costruire latte liquido.
Latte in polvere:… commercializzane la forma liquida ripristinata per alimentazione umana è vietata; si usa soprattutto in alimentazione zootecnica.
Le frodi in cui si può incorrere sono:
vendita come latte “intero quelli “annacquato” o “scremato” (banale !);
Disacidazione con NaHCO3; Uso di sostanze antisettiche; Uso di antibiotici; Miscele con latte di animali diversi; Rigenerazione da latte in polvere; Impiego di polvere di latte per uso zootecnico.
Ri-scusate la lunghezza ma, nella patria del diritto le cose devono andare così.
Ah! il latte cos'è diventato.